Un mese fa, il 17 giugno per l'esattezza, firmavo alcune carte che avrebbero segnato l'inizio di un ventennio di sacrifici. In quella stanza eravamo sette persone attorno ad un tavolo pregiato. Quel tavolo con al centro un bauletto misterioso. Il notaio davanti a me recita le disposizioni dell'atto, articoli che in quel momento mi sembrano indecifrabili, ma stiamo parlando della mia futura casa. Alla mia sinistra ci sono la mamma e il papà, invece, un po' più lontano, il proprietario (ex proprietario) è in tenuta da spiaggia e non vede l'ora di incassare i cartacei. Si farà delle belle vacanze. Ma il premio del sorriso più elegante se lo aggiudica il banchiere alla mia destra: un uomo la cui serenità sembra voler dire va tutto bene nelle vita. Massì facciamolo sto mutuo che non ci sono problemi. Infine la segretaria che traduce ogni tanto i documenti e ci dispensa tutti dalla lettura finale. Firmiamo tutti come se in aula stessimo in realtà dando vita ad un trattato europeo tra capi di Stato, ma alla fine delle 48 firme mi sono aggiudicato un immobile. E così ha inizio una nuova era.
La foto che mi immortala mentre penetro per la prima volta la serratura di casa arriverà presto. Nel frattempo la rimpiazzo con una a caso.
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